Digital Success è la Rubrica di approfondimento nelle vite, storie e Successi di Professionisti e Imprenditori, che si sono contraddistinti nel panorama italiano e non solo!
Non le solite interviste! In Digital Success approfondiremo la Persona dietro al Professionista / Imprenditore, con domande riguardanti la loro esperienza di vita e lavorativa, pensieri, punti di vista e obiettivi futuri. Meno tecnica e più dietro le quinte di persone di Successo.
Ho avuto modo di collaborare con Antonello su un suo Progetto, e ho trovato un grande Professionista e una Persona capace, interessata, brillante e soprattutto crede e porta avanti con determinazione i suoi progetti. Antonello ha un'esperienza trentennale e per 20 anni ha lavorato per Microsoft.
GP: Iniziamo con il presentarti ai lettori, chi è Antonello Maraglino ?
AM: Quando hai superato i 50 e ne hai viste (professionalmente) di ogni tipo, diventa difficile definirsi in modo sintetico senza il rischio di tralasciare aspetti importanti. Ci provo: sono un formatore e consulente LinkedIn con alle spalle 30 anni di esperienza aziendale in contesti B2B e multinazionali, nonché docente universitario di Comunicazione Digitale e Social Media.
GP: Hai scelto di focalizzarti maggiormente su LinkedIn, come mai?
AM: Da almeno 10 anni mi occupo di Digital e Social Media Marketing, quindi seguo un po’ tutte le piattaforme digitali. Tra queste LinkedIn è quella più vicina al mio background, che, come dicevo prima, è prettamente di tipo “corporate” e B2B. Quindi è la piattaforma sulla quale credo di riuscire a dare maggiore valore ai miei clienti, in termini di applicabilità ai modelli di business ed ai contesti organizzativi aziendali.
GP: Cosa ha LinkedIn che gli altri Social non hanno? Che vantaggi offre.
AM: Nei miei corsi o seminari mi piace dire che “LinkedIn è il più social dei social network”. E’ una frase volutamente estrema, ma mi piace perché con essa intendo trasmettere il messaggio (fondamentale a mio parere) che su LinkedIn i profili personali contano più delle company pages. Spesso capita che qualcuno resti sorpreso per questa affermazione e dica “Ma come? LinkedIn è il social B2B e contano di più le persone che le aziende?”. In realtà prima si coglie questo aspetto e prima si capisce LinkedIn e come sfruttarlo al meglio.
Basta infatti riflettere su 3 aspetti:
Non esiste un altro social network nel quale il profilo personale può essere così dettagliato in termini di informazione. Forse solo su Facebook si possono inserire un numero significativo di informazioni personali, ma è anche vero che spesso non lo si fa per motivi di privacy. Su LinkedIn invece il profilo è l’equivalente del nostro CV professionale, quindi cerchiamo di renderlo più dettagliato possibile
Nel B2B contano le aziende ed i loro prodotti e servizi, ci mancherebbe… ma in termini di sviluppo business contano moltissimo le relazioni personali, basti pensare ai ruoli commerciali con il loro portafogli clienti
Infine: su LinkedIn, escluse le funzionalità di advertising, con i profili personali si possono fare molte più cose che con le pagine aziendali. Non è casuale! Infatti invidio alcuni colleghi formatori che riescono a proporre dei corsi di una intera giornata sulle pagine aziendali, poi ho scoperto che in realtà “annacquano” gli argomenti con temi quali copywriting, piano editoriale, ecc. che in realtà non sono specifici di LinkedIn ma valgono anche per altri social… mah, forse hanno ragione loro.
In ogni caso, tornando alla domanda, LinkedIn può essere sfruttato per varie finalità: marketing B2B, social selling (cioè lead generation), recruiting e, ovviamente, ricerca opportunità di lavoro, che poi è la finalità più conosciuta al grande pubblico.
GP: Essere Professore nel 2021, quali sono i pro e contro?
AM: Il saldo è certamente positivo dal mio punto di vista.
Partiamo dai contro: le cose più critiche sono l’impegno e l’attenzione costante che deriva dalla grande responsabilità del ruolo da formatore, soprattutto quando ti rivolgi ad una platea di giovani come avviene in università. Senza dimenticare che l’impegno non termina con l’erogazione dei corsi, ma include la preparazione dei materiali di lezione, l’organizzazione di eventi con ospiti esterni, il supporto alle tesi di laurea, ecc. Inoltre parliamo di materie legate al digitale, dove è necessario un costante aggiornamento, quindi non si finisce mai di studiare e di modificare/arricchire i contenuti.
I contro sono però abbondantemente superati dai pro: in primo luogo mi sono scoperto formatore in tarda età, nel senso che mi piace e, a quanto mi dicono, mi viene bene, nel senso che mi viene riconosciuta la capacità di rendere comprensibili anche concetti complessi. Come disse, rivolgendosi al suo team, una manager che mi aveva ingaggiato per un corso LinkedIn aziendale “Antonello Maraglino ha la capacità di parlare in stampatello”, una frase che mi fece sorridere ma anche enorme piacere.
Forse è una eredità che devo ai miei genitori che erano entrambi insegnanti.
Una volta mi sono commosso leggendo il feedback form di fine anno della mia classe della magistrale di Economia. Un’altra volta la responsabile di una web agency di Roma che aveva ospitato come tirocinante una nostra studentessa mi disse “è la prima volta che ci arriva una persona dall’università, senza alcuna esperienza, ma che già sa e capisce quello che facciamo qui dentro” (infatti poi l’hanno assunta!).
Insomma, penso capisci bene da questi esempi che i pro sono ben superiori ai vantaggi economici, quelli semmai sono una conseguenza. GP: Come hai iniziato il tuo percorso Professionale? Quali sono state le motivazioni e/o abilità che ti hanno spinto e dato la forza per raggiungere i tuoi obiettivi.
AM: Io nasco professionalmente come Ingegnere Elettronico, laureato una vita fa. Quindi: forte passione fin da giovanissimo per l’innovazione ed il digitale. Mi sono “venduto” da subito all’informatica ed al software, anche perché negli anni ’90 quel mercato viveva il primo grande boom anche in Italia. Dopo 3 anni entravo in Microsoft, con un ruolo tecnico/consulenziale per seguire progetti su grandi clienti: eravamo poco più di 100 in Italia, e saremmo diventati un migliaio in poco tempo. E… posso dirlo senza tema di smentita: in quegli anni abbiamo cambiato il mondo dell’IT.
Poi dai ruoli tecnici sono passato a quelli di team leader e poi dirigenziali, occupandomi infine di vendite e marketing. Insomma, un classico “percorso virtuoso” da azienda multinazionale dell’IT: se sei in gamba e ti impegni puoi fare carriera e molte esperienze in ruoli diversi.
Poi quando le opportunità di crescita in azienda di sono rarefatte, e nel frattempo ero sempre più attratto dal mondo del digital marketing, mi sono messo a fare il freelance ed eccomi qui.
GP: Di cosa vai più fiero?
AM: Sicuramente della possibilità e capacità di “restituire” ai giovani quello che sono le mie esperienze di business, anche perché quelle non si studiano sui libri.
GP: Cosa significa essere un "Social Selling & LinkedIn Trainer" ?
AM: Ha tantissimo significato, e mi dai l’opportunità di spiegarlo in dettaglio (e di questo ti ringrazio).
Faccio un piccolo passo indietro: oggi LinkedIn è un argomento di interesse crescente e pertanto comincia ad esserci, anche in Italia, un numero di “formatori” significativo. Diventa importate in questo contesto posizionarsi in modo chiaro, perché ognuno, come detto anche prima, ha il suo background ed esperienze.
Io ho scelto di specializzarmi sul Social Selling (cioè sull’utilizzo di LinkedIn per gli scopi di sviluppo business) perché è l’ambito dal quale provengo e sul quale posso fornire del valore e, aggiungo, ho una certa credibilità, cosa che per un formatore è essenziale, soprattutto quando ti trovi ad operare in una azienda ed hai una platea di corsisti con ruoli senior di tipo sales e marketing.
Purtroppo, osservo che per molti altri invece LinkedIn ed il Social Selling stanno diventando una sorta di “piatto ricco mi ci ficco”, nel senso che vedo parlare di social selling personaggi che, come ho detto anche in una delle mie videopillole, “un’azienda B2B forse l’hanno vista passandoci a piedi dal marciapiede di fronte” 😊. E’ questo lo vedo fare da parte di giovanissimi “marketers” ma anche (ed è peggio) da parte di persone che magari in azienda ci hanno anche lavorato ma con ruoli assolutamente non customer-centrici. D’altro canto LinkedIn parla chiaro: basta leggere le loro esperienze professionali nei loro profili! Vabbè mi fermo qui se no mi parte la vena polemica…
GP: Qual è la sfida più grande che affronti ogni giorno? Lavorativamente parlando.
AM: Sicuramente è l’aggiornamento professionale, perché le piattaforme digitali sono in continua evoluzione. E inoltre, per quanto detto prima, mi interessano non solo le evoluzioni e nuove funzionalità, ma anche fare previsioni dell’impatto che potranno realmente avere in termini di applicabilità.
Mi spiego meglio: ogni tanto LinkedIn, come altre piattaforme, annuncia delle funzionalità future, e molti cominciano ad esaltarsi e far rimbalzare la notizia.
Io invece cerco di prevedere quali impatti potrebbero avere per i miei clienti, e di solito ci azzecco sempre nell’individuare quelle che comporteranno dei reali vantaggi, rispetto a quelle che sono magari delle inutili “imitazioni” di funzionalità presenti su altri social.
GP: Progetti Futuri?
AM: Grazie alla mia università ho organizzato recentemente un corso LinkedIn Job Search per gli studenti neolaureati e laureandi. La prima edizione è stata un successo, anche perché, nel mio stile, non potevo limitarmi ad approfondire l’utilizzo della funzionalità “Jobs” di LinkedIn, ma ho cercato di trasmettere un metodo proattivo che possa permettere di identificare e, in alcuni casi, anticipare, le opportunità. Gli studenti che lo stanno applicando hanno già ottenuto dei risultati.
La mia idea futura è quella di offrire questo corso anche in modo “aperto” a chiunque possa interessare, sia giovani e studenti che in generale persone che vogliono trovare o cambiare lavoro. In realtà è tutto pronto, devo solo organizzare date e modalità. GP: Se dovessi dare un consiglio ad un ragazzo under 25, cosa gli diresti?
AM: C’è in atto un pericoloso trend qualunquista sull’inutilità degli studi accademici, e ti assicuro che non lo dico solo perché insegno in università. La realtà è che bisogna scegliere la facoltà e l’ateneo giusto, guardando sia alle proprie attitudini ma anche avendo un occhio pragmatico sulle opportunità occupazionali.
Attenzione che questo era vero anche quando ho scelto io i miei studi universitari tanti anni fa: io mi sarei iscritto volentieri a Matematica, scelsi invece Ingegneria perché permetteva di trovare più facilmente occupazione. Oggi ovviamente la cosa è molto più amplificata.
L’università giusta dà metodo, disciplina, networking, opportunità di esperienza all’estero, poi è ovvio che serve fare esperienza e continuare ad aggiornarsi e specializzarsi (soprattutto se ti occupi di digitale), ma una base solida resta per la vita professionale.
Io guardo oggi i miei vecchi libri di Università e molti non riesco neanche più a capire di cosa parlino, ma ti garantisco che nel mio percorso professionale nulla sarebbe stato uguale se non mi fossi laureato, parlo soprattutto in termini di mindset ed approccio. GP: Quali sono secondo te le Skill più richieste nel tuo mercato attuale?
Oggi serve un mix adeguato tra hard e soft skills, con una piccola precisazione: c’è una forte enfasi sulle “soft skills” e la condivido, però la cosa che non mi piace è quando vedo concentrare sforzi ed attenzione solo sulle “soft skills”, perché se non hai anche le “hard” di base non vai da nessuna parte! Purtroppo anche su questo osservo una pericolosa deriva ed estremizzazione in ambito HR (Human Resources), come al solito bisogna trovare gli equilibri giusti.
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